Ci sono delle caratteristiche della comicità del passato, che oggi non sarebbero ripetibili. Non tanto per il loro effetto comico, quanto per il loro impatto sui social e le reazioni che questi avrebbero.
Lo dimostrano oggi le polemiche sul video promozionale del film di Checco Zalone, accusato di razzismo, quando è palesemente una presa in giro dei razzisti stessi. Si chiama, appunto, comicità paradossale. Chi ha discernimento la comprende, chi non la ha la subisce.
Si potrebbe dire la stessa cosa con le mitiche scenette che ne “I ragazzi della Terza C”, fantastico telefilm fininvest degli anni Ottanta, in onda su Italia 1, coinvolgevano il “cumenda” Zampetti, nella realtà Maurizio Nicheli e l’attore Isaac George, nei panni del cameriere di colore Aziz.
Basterebbe solo il modo in cui Zampetti lo chiamava per fare scatenare i leoni da tastiera di oggi “Uè Africa, vieni qui”. Per fortuna, allora, c’era meno volgarità e allo stesso tempo meno moralismo.
Ma dove è finito Isaac George? Intanto ripercorriamo la sua carriera.
Dopo aver studiato a Londra alla Royal Academy of Dramatic Art arriva a Roma nel 1979 e venne notato dall’agente Fernando Piazza che lo farà notare ai registi Carlo Vanzina e Steno in occasione del film Viuuulentemente mia dove recitò accanto a Laura Antonelli.
Ha incominciato come comparsa in piccoli ruoli dello stereotipo immigrato africano, variando dal cameriere, all’autista, dal vucumprà all’afroamericano nel programma Drive In e divenne noto per il personaggio di Aziz nella serie televisiva I ragazzi della 3ª C.
Dopo aver interrotto la carriera di attore ha lavorato anche nel Regno Unito per otto anni come “counselor” in diverse scuole medie delle Midlands e poi alla formazione di ragazzi alla recitazione
Tutto bene dunque? Non proprio.
Viene a contatto con il Professor Waldo Bernasconi, psico-antropologo elvetico di una clinica privata di Lugano che gli propone di collaborare con lui, occupandosi di Teatroterapia.
La collaborazione con il professor Bernasconi, creò non pochi problemi ad Isaac, fu coinvolto nel caso che riguardò Waldo Bernasconi (ribattezzato il “guru dell’anoressia”) e il suo collaboratore Piero Billari, tutti e tre vennero accusati di abusivo esercizio della professione di medico, psicologo, dietologo e psicoterapeuta. Un caso che Isaac George definì un’ingiustizia, basata su «eventi riguardanti la sfera politica e giornalistica» che lo costrinsero a subire «anni di menzogne e gogne mediatiche».
Venne condannato a quattro anni e sei mesi per quello che lui considera ancora oggi una «Ingiustizia».
Oggi preferisce dedicare tutto il suo tempo alla sua grande famiglia. Ha 5 figli, fa il papà e il nonno con i suoi nipotini.